I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno eseguito 37 ordinanze di custodia cautelare nell’ambito di un’operazione, denominata ‘Ulisse’, contro i clan della ‘ndrangheta operante in Lombardia. I provvedimenti, emessi dalla procura distrettuale antimafia di Milano, riguardano i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi, usura ed estorsione, tutti reati aggravati dalle finalita’ mafiose. Le indagini si sono originate dagli approfondimenti della famosa operazione ‘Il Crimine’, che ha consentito di documentare le dinamiche criminali delle proiezioni extra calabresi della ‘ndrangheta in Lombardia. Le indagini della Dda di Milano confermano quanto era gia’ emerso da altre operazioni: l’assenza totale, anche in una regione del nord, di denunce da parte degli imprenditori vittime di estorsione e usura. L’operazione ha coinvolto, tra gli altri, Ulisse Panetta, presunto boss della ‘locale’ di Giussano, gia’ detenuto. Un contributo fondamentale alle indagini e’ arrivato da un ‘nuovo’ pentito della ‘ndrangheta in Lombardia, Michael Panaja, che era stato arrestato assieme a un altro pentito, Antonino Belnome (che ha gia’ parlato di alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni), perche’ ritenuto uno dei responsabili dell’omicidio di Carmelo Novella. Quest’ultimo, ‘capo dei capi’ delle cosche della ‘ndrangheta lombarda, venne ucciso in un bar del milanese nel luglio 2008, perche’ voleva rendere autonome le ‘locali’ lombarde dalla ‘casa madre’ calabrese. Panaja avrebbe svelato le attivita’ delle cosche lombarde dal luglio 2010 in poi, ossia cio’ che e’ avvenuto dopo il maxi-blitz ‘Infinito’ della Dda di Milano, che aveva portato ad oltre 170 arresti e a 110 condanne con rito abbreviato. Le cosche di Giussano e Seregno, stando alle indagini, oltre ad occuparsi dei traffici di droga (detenevano anche molte armi), avrebbero continuato ad intimidire piccoli imprenditori locali, soprattutto di origine calabrese, taglieggiandoli con l’usura e le estorsioni, senza che da questi sia mai arrivata alcuna denuncia. A Giussano e’ stato trovato anche un vero e proprio bunker: una botola nascosta nel pavimento della cucina, con un perfetto meccanismo di apertura telecomandata. Un bunker per sfuggire ai blitz della forze dell’ordine, identico a quelli dei ‘ndranghetisti latitanti dell’Aspromonte. Era nella residenza del boss Antonio Stagno, 44 anni, attualmente detenuto nel carcere di Opera. Il bunker ha una parete mobile che si aziona con un telecomando, come quelli che si trovano a San Luca o Plati’.
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