Il sindacato dei Giornalisti della Calabria ha reso noto sul proprio sito il licenziamento di due giornalisti del quotidiano Calabria Ora: il caposervizio Francesco Pirillo ed il vice caposervizio Claudio Labate (componente del comitato di redazione). ”Della vicenda”, e’ scritto sul sito del sindacato dei giornalisti, “è stato investito il Sindacato Giornalisti della Calabria, che ha immediatamente attivato l’Ufficio Legale, già al lavoro per contestare gli illegittimi licenziamenti e l’intera operazione che non tiene conto del rispetto delle più elementari relazioni sindacali”. Il segretario regionale Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi, ha ammonito che ”alcun contratto in deroga può essere autorizzato senza il parere del Sindacato dei Giornalisti o del comitato di redazione. In buona sostanza se l’Assemblea dei giornalisti è disposta ad ulteriori sacrifici e rinunce, deve poterlo fare consapevolmente, godendo delle tutele e delle garanzie più assolute. E’ compito e obbligo del Cdr assistere tutti i colleghi in questa delicata fase, sospendendo l’operazione in corso, che merita una seria e approfondita analisi. La sottoscrizione di ogni atto, infatti, non può prescindere da un preventivo incontro con il Comitato di redazione che deve pretendere e ottenere la massima trasparenza su tutta l’operazione”. La vicenda è stata sottoposta all’attenzione della Federazione Nazionale della Stampa che, in un documento sottoscritto dal segretario generale, Franco Siddi, e dal componente della Giunta Esecutiva, Carlo Parisi, giudica ”gravissimo e illegittimo il comportamento dell’editore di Calabria Ora, che ha licenziato in tronco due giornalisti che hanno rifiutato un sospetto cambio di proprietà che voleva obbligarli a pesanti rinunce e imponeva come condizione la retrocessione di qualifica, nonché la rinuncia ad attivare la disciplina contrattuale per altre controversie”. ”Diversi giornalisti”, evidenziano Siddi e Parisi, “per paura e per bisogno hanno, invece, accettato le condizioni capestro dell’editore, ma nessuna accettazione in condizione di tale costrizione può sanare le palesi illegittimità perpetrate a carico di singoli e, di fatto, di un collettivo redazionale calpestato nelle dignità fondamentali del proprio lavoro”.
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